Neymar ha scelto la via dei petrodollari. Il calciatore brasiliano spenderà il finale della sua carriera in un calcio meno competitivo ma molto più remunerativo. In tanti si interrogano sul perché un fuoriclasse abbia preferito facili guadagni a grandi vittorie. In questo senso, una risposta arriva dai numeri… abbastanza impietosi: Neymar, all’appuntamento che conta, da quando è stato chiamato a trascinare la squadra, non ci è arrivato mai. Primo e unico successo internazionale in Europa, nel Barcellona di Luis Enrique. Poi, a Parigi dove ha spesso deluso. Esattamente come nel Brasile.
A conti fatti, il PSG ha speso 222 milioni di euro per un calciatore che è sparito regolarmente dai radar nei momenti decisivi. Era il 2017 e in Francia, il PSG i titoli li vinceva anche prima e, soprattutto, risparmiandosi 36 milioni di euro di spesa a stagione per lo stipendio di Neymar. In Europa, spesso assente ingiustificato. Nella fase a gironi, sei reti. Nel doppio confronto con il Real agli ottavi, fa scena muta. Nel 2018/2019, il bis: il PSG esce agli ottavi di finale. Neymar non c’è, vittima di un problema al metatarso. Nel 2019/2020 il PSG arriva in finale, ma occhio al rendimento del brasiliano che chiude la sua “Final Eight” senza segnare una sola rete: in finale, con il Bayern, non pervenuto. Siamo al 2021/2021. Pur senza il suo apporto in termini di reti, il PSG supera City e Barcellona, ma si ferma contro il Bayern. Nel 2021/2022, il PSG esce contro il Real Madrid. Il brasiliano non incide né all’andata nè al ritorno. Nel 2002/2023 il PSG vince il girone di Champions e Neymar, come spesso accade, regala gol e assist nella prima fase del torneo. Due reti messe a segno e tre passaggi decisivi in cinque partite, poi quando il gioco si fa duro… lui sparisce. Gioca 86’ senza lasciare traccia nella sconfitta contro il Bayern (0-1) e salta quella di ritorno.
Con il Brasile, Neymar è paragonabile a Pelé solo nei numeri di reti segnate, ma nei trofei non è neanche lontanamente equiparabile alla Perla Nera. Il suo primo mondiale in casa, nel 2014, si chiude nel peggiore dei modi: un infortunio (un intervento quasi assassino di Zuniga nei quarti di finale contro la Colombia gli frattura una vertebra) lo mette ai margini della competizione prima delle semifinali. Negli ottavi e nei quarti tuttavia, il Brasile era andato avanti anche se solo grazie ai gol dei suoi difensori. Il primo mondiale si chiude quattro gol (doppiette a Camerun e Croazia) nelle fasi a gironi. Nel 2018 mette a segno appena due gol, contro Costa Rica (fase a gironi) e Messico (ottavi di finale) poi contro il Belgio si eclissa insieme alla seleçao. L’ultimo mondiale è storia recente: due gol in Qatar e addio alla competizione ai quarti di finale, nonostante il suo gol alla Croazia. Vince la Confederations Cup e un oro olimpico, ma mai una Copa America né un Mondiale. Numeri da calciatore importante, chiaro, ma il confronto con i suoi competitor Ronaldo, Messi e Mbappé, è impietoso.
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