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Nino Bibbia, il grande re della Cresta Run

STORIE. Sono trentasette le medaglie d’Oro italiane alle Olimpiadi invernali e Olympialab, seguendo il rintocco del conto alla rovescia verso la Cerimonia di Apertura, vi propone ogni giorno il loro racconto: non pura cronaca ma una lunga storia sul filo dorato di 56 anni di Giochi Olimpici.

 

Nino Bibbia, il grande re della Cresta Run

Un tempio dello sport, una futura leggenda dello sport e la magia delle Olimpiadi: sono i tre ingredienti della storia del primo titolo olimpico italiano ai Giochi invernali.
Il luogo è la Cresta Run a St.Moritz, la Wimbledon dello Skeleton. Nasce dalla passione dei turisti inglesi che alla fine dell’Ottocento affollavano la stazione invernale dei Grigioni facendo tappa al Kulm Hotel, il primo ad essere raggiunto dalla luce elettrica nel 1878. Nei momenti di noia i ricchi inglesi iniziano a costruire delle prime rudimentali slitte e a divertirsi per le strade del centro e sei anni dopo, per evitare di gettare il panico tra i passanti, attrezzano una pista naturale: parte dalla chiesa del XII secolo che nel 1890 cadde in rovina e scende verso il borgo di Cresta. E’ naturale, lunga tre quarti di miglio – circa 1200 metri – e ha un dislivello di 157 metri; ogni anno viene preparata seguendo il letto di un torrente con muretti di una cinquantina di centimetri ai lati tranne un paio di curve dove sin dagli inizi la protezione è più alta per evitare disastri. Sulla Cresta Run gli inglesi si mostrano coraggiosi e provano una slitta sulla quale andare a faccia in avanti, a pochi centimetri dal ghiaccio, lo Skeleton.

Quando nel 1928 le Olimpiadi vengono assegnate alla città svizzera si disputano anche le gare di Skeleton: le vince il ventiquattrenne statunitense Jennison Heaton precedendo il diciannovenne fratello John. Non vi sono altre piste di Skeleton al mondo e la disciplina scompare dal programma olimpico fino al ritorno delle Olimpiadi Invernali nella cittadina svizzera, nel 1948. A St.Moritz vive un ragazzo di venticinque anni, Nino Bibbia, nato in Valtellina, a Bianzone. La famiglia commerciava in frutta e verdura e per fare migliori affari spesso con il carretto a cavallo sale per Tirano, Poschiavo, su su fino ai 2300 metri del Passo del Bernina e in una sessantina di chilometri scendere verso l’Engadina e St.Moritz. Presto i Bibbia decidono di spostarsi nella località di villeggiatura nei Grigioni e aprono una bottega in pieno centro. Crescendo Nino alterna l’aiuto alla attività familiare con la sua passione sfrenata per lo sport. A 15 anni, alla prima gara di salto con gli sci, ottiene un secondo posto (60 metri). A 18 anni, nel 1940 quando oltre i confini esplode la guerra, Bibbia ringrazia di essersi trasferito in Svizzera e non dover partire per il fronte e a Kloster, diventa campione dei Grigioni nella combinata mentre gioca anche a Hockey nella squadra di St.Moritz. Prova probabilmente a gettarsi in discesa ma più come divertimento, su qualche slitta di fortuna – la leggenda parla di una cassetta della frutta – ma non in forma agonistica fino al 1946 quando diventa campione svizzero nello Slittino. La svolta arriva intorno al Natale del 1947; mentre effettua una consegna con il carretto, un cliente vede una cassa di bottiglie di Chianti e gli propone uno scambio: Nino si ritrova tra le mani uno Skeleton e inizia, quasi per gioco, a lanciarsi giù per la Cresta Run. Due mesi dopo a St.Moritz arrivano le Olimpiadi; i dirigenti italiani sono alla disperata ricerca di qualcuno che se la possa cavare nel Bob e nello Skeleton e il conte Bonacossa fornisce loro l’indirizzo del negozio dei Bibbia, di quel ragazzo nato in Italia che vive in Engadina e ama la velocità, e Nino è entusiasta quando riceve la richiesta di partecipare nella squadra italiana. Gareggia nelle prove di Bob, sulla pista di Celerina, e nella prova di Skeleton sulla Cresta Run. La sua Olimpiade inizia il 30 gennaio con le prime due discese del Bob a Due con Edilberto Campadese: il loro Italia I dopo le quattro discese in due giorni si classifica ottavo, preceduto anche da Italia II di Mario Vitali e Dario Poggi, sesti.

Il titolo olimpico di Skeleton viene assegnato tra il 3 e il 4 febbraio in sei discese sulla Cresta Run; la pista ha due punti di partenza, il Top e la Junction a due terzi di pista. Le discese del 3 febbraio partono dalla Junction, quelle del 4 febbraio dal Top, la partenza per chi non teme la velocità e gli schizzi di ghiaccio sulla faccia. Nella prima discesa Bibbia ottiene il quarto tempo preceduto di 7 decimi dal britannico John Crammond, di 4 dallo statunitense Johnson, di 3 dall’altro statunitense Martin mentre precede John Heaton, che venti anni dopo l’Argento del 1928 a 39 anni è ancora in gara. Il secondo tempo nella seconda discesa permette all’italiano di risalire al terzo posto. Bibbia è sempre più a suo agio sulla Cresta Run e nella terza discesa, l’ultima della prima giornata, ottiene il miglior tempo. Si va a dormire con Crammond al comando con due decimi di vantaggio sull’accoppiata Bibbia-Heaton; nei confronti degli altri il solco supera già il secondo. Il 4 febbraio si parte dalla cima, sotto i resti della Chies: l’italiano si sveglia di buon ora, mette la sciolina al suo skeleton, alle 7.30 esce di casa e alle 9 si lancia per la prima volta nella sua vita sulla Cresta Run dalla vetta. Per tre volte ottiene il miglior tempo: dopo la quarta discesa è già al comando della classifica che mantiene, aumentando il vantaggio fino al termine della gara. Nino Bibbia è la prima medaglia d’Oro italiana ai Giochi Olimpici, nella classifica finale precede John Heaton di un secondo e 4 decimi, il britannico Crammond di un secondo e nove decimi. Lo strano italiano dei Grigioni viene festeggiato per primo dallo svizzero Edi Reinalter che il giorno successivo diventerà campione olimpico di Slalom: la sera grande festa tra murezzani d’origine e d’adozione, cresciuti insieme, solo due anni tra le due medaglie d’Oro.

Le sue Olimpiadi si chiudono tre giorni dopo con il Bob a Quattro che ottiene il sesto tempo. Ma il futuro di Nino Bibbia è scritto nel libro dello Skeleton e della Cresta Run.
La disciplina riscompare dal programma olimpico e anche Bibbia finisce nel dimenticatoio ma in trent’anni di carriera in una disciplina di nicchia ottiene 231 vittorie sulla mitica Cresta Run di cui diviene “il grande re”: mentre continua a fare il fruttivendolo, è campione del mondo nel 1955, nel 1959 e nel 1965 (a 43 anni), vince 8 Grand Nationals (1960-1964, 1966, 1968 e 1972) e 8 Campionati Svizzeri.

(1. continua)

 

Contenuto ceduto in esclusiva dall’agenzia alaNEWS. Riproduzione vietata. Anno 2014.

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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