L’oro a Tokyo nel 2020 ha raccontato i retroscena relativi ai difficili momenti prima e dopo l’olimpiade parigina, con la possibilità di partecipare ai prossimi Giochi a Los Angeles tra quattro anni
Gianmarco Tamberi, campione olimpico di salto in alto a Tokyo 2020, sta vivendo un momento di profonda riflessione dopo i Giochi di Parigi 2024. Reduce da un’esperienza olimpica segnata da gravi problemi fisici, il 32enne atleta italiano non ha ancora preso una decisione definitiva riguardo alla sua partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028. La delusione per il risultato di Parigi, condizionata da una colica renale debilitante, ha spinto Tamberi a interrogarsi sul suo futuro sportivo e personale.
Durante la riconsegna del tricolore olimpico al Quirinale, Tamberi ha condiviso pubblicamente i suoi pensieri sul futuro, dichiarando: “Non ho ancora fermato la mente in questo 2024 perché ho gareggiato fino all’altro ieri praticamente con la finale della Diamond League.” L’atleta ha chiarito che non intende prendere una decisione impulsiva riguardo alla possibilità di partecipare ai Giochi di Los Angeles nel 2028: “Mi sono ripromesso che prima di dare una risposta a questa domanda devo staccare, devo prendermi dei giorni per riflettere con me stesso e non prendere una decisione di fretta, di pancia, solo per ciò che è successo.”
Le coliche renali a Parigi
L’Olimpiade di Parigi, che avrebbe dovuto essere un’occasione per confermare lo storico risultato di tre anni prima in Giappone, si è trasformata in un incubo per Tamberi a causa di una grave colica renale che lo ha colpito alla vigilia della finale. “Fisicamente sto bene, mi sono ripreso, ho avuto altre due coliche il giorno dopo la finale olimpica”, ha raccontato, spiegando come la situazione fosse già critica prima della gara, ma che ha scelto di non assumere medicinali per evitare problemi con il regolamento antidoping. “Dopo i Giochi mi hanno potuto dare dei medicinali che aiutassero a sciogliere questi calcoli e mi aiutassero a non sentire troppo dolore nel momento più acuto delle coliche… Chi ha provato sa di cosa parliamo.”
Tamberi ha rivelato che prima della competizione era a conoscenza della presenza di un altro calcolo renale nel rene destro, ma, nonostante il dolore, ha deciso di scendere comunque in pedana, consapevole del rischio: “Prima di Parigi io non ho voluto prendere queste cose perché significava non scendere in pedana.”
Il peso delle critiche
Oltre alle difficoltà fisiche, Tamberi ha dovuto affrontare anche critiche sui social media, alcune legate alla sua magrezza e altre alla sua decisione di condividere pubblicamente il suo stato di salute. “Mi hanno criticato anche l’eccessiva magrezza”, ha confessato. “Sono dieci anni che faccio una dieta molto drastica per arrivare a quei livelli: allenamenti al limite, dieta al limite.” L’atleta ha spiegato che la sua preparazione è sempre stata rigorosa e calibrata per massimizzare le sue prestazioni in pedana, difendendo le sue scelte contro chi lo ha attaccato online.
Tamberi ha scelto di raccontare le sue difficoltà sui social per ricevere supporto emotivo dal pubblico: “La mattina alle 5:30 del giorno più importante della mia vita ero steso per terra dal dolore. Volevo raccontare cosa mi stava succedendo per avere il supporto e i messaggi di chi ci credeva, come me.” Un atto di vulnerabilità che ha diviso l’opinione pubblica, ma che per lui era un modo per cercare la forza di proseguire nonostante tutto.
Nonostante la delusione di Parigi, Tamberi non si è arreso. A “Verissimo”, il talk show di Silvia Toffanin, ha raccontato le difficoltà di tornare a gareggiare dopo un’esperienza così traumatica: “Ho fatto tantissima fatica a ripresentarmi su quella pedana: mi sono presentato lì ed ero spaesato. Ma con le nuove vittorie sono riuscito a tirarmi su, anche se quella cicatrice rimarrà lì per sempre.”
Un futuro da decidere
La possibilità di partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles 2028 resta quindi sospesa, con Tamberi intenzionato a prendersi il tempo necessario per riflettere sul suo futuro. Il campione è consapevole di aver raggiunto un punto di svolta nella sua carriera e nella sua vita, dove le decisioni vanno prese con calma e consapevolezza. “Capire dopo un anno di lavoro senza tregua che cosa voglio davvero e a quel punto saprò dire meglio”. Considerando anche la carta di identità, che negli Stati Uniti tra quattro anni dirà 36 anni.