I rappresentanti della Penisola competeranno in 17 discipline, due in più rispetto ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020
A Parigi stanno per cominciare le Paralimpiadi 2024, competizione equivalente ai Giochi olimpici per chi ha disabilità fisiche, sensoriali e/o intellettive, come paraplegia, cecità, amputazioni e lesioni cerebrali, solo per citare alcune delle più comuni.
L’Italia si presenta all’appuntamento con 141 atleti (la delegazione più numerosa di sempre per quanto riguarda il Bel Paese, composto da 71 donne e 70 uomini), 26 in più rispetto all’edizione precedente, che competeranno in 17 discipline (a Tokyo 2020 erano 15). Tra queste, il nuoto è quella che vedrà coinvolto il maggior numero di rappresentanti del nostro Paese (28) e dalla quale ci si aspetta il maggior numero di allori. Tutta “colpa” del precedente di Tokyo 2020, quando i nuotatori italiani portarono a casa 39 medaglie (11 ori, 16 argenti e 12 bronzi).
Nel Paese del Sol Levante l’atleta italiano che vinse più medaglie fu Stefano Raimondi: salì sul podio sette volte, ricevendo un oro, quattro argenti e due bronzi. Altri nuotatori che ottennero dei risultati prestigiosi furono Simone Barlaam (1 oro, 2 argenti, 1 bronzo), Carlotta Gilli (2 ori, 2 argenti, 1 bronzo), Giulia Terzi (2 ori, 2 argenti, 1 bronzo), Antonio Fantin (1 oro, 3 argenti, 1 bronzo), Francesco Bocciardo (2 ori e 1 argento), Francesca Xenia Palazzo (1 oro, 1 argento, 2 bronzi) e Monica Boggioni (3 bronzi).
Oltre al nuoto, ci sono grandi aspettative anche nei confronti dell’atletica e del ciclismo. Tra le stelle della prima disciplina ci sono le velociste Ambra Sabatini (portabandiera dell’Italia assieme all’handbiker Luca Mazzone), Martina Caironi e Monica Contrafatto.
Tra gli atleti più chiacchierati che parteciperanno alle Paralimpiadi ci sono senz’altro Manuel Bortuzzo, Bebe Vio e Valentina Petrillo. Il primo è particolarmente noto per il tragico scambio d’identità che l’ha portato a essere coinvolto in una sparatoria durante la quale ha subito una grave lesione midollare che l’ha portato a perdere la mobilità delle gambe. Nonostante la gravità di quanto avvenuto, il nuotatore non si è perso d’animo e ha continuato ad allenarsi al meglio delle sue capacità.
Parlando con l’Ansa, ha dichiarato che per lui le Paralimpiadi rappresentano la chiusura di un cerchio: “È una sensazione bella, qui percepisci di aver raggiunto l’apice. Essere qui mi dà quella serenità di dire di essere arrivato, ora non c’è nulla da perdere. Mi approccio a questo evento con serenità perché ho lavorato e sono soddisfatto di come l’ho fatto. Ho tanta voglia di fare, non vedo l’ora di gareggiare; è tutto molto bello e sono molto gasato”.
Bebe Vio rappresenta ormai una certezza per l’Italia alle Paralimpiadi: a Rio 2016 e a Tokyo 2020 la schermitrice ha vinto due medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo ed è molto probabile che anche quest’anno tornerà a casa con qualche alloro in più nel già invidiabile palmarès. La sua tenacia e la sua capacità di rialzarsi sempre e comunque l’hanno trasformata in un faro per gli altri atleti con disabilità. Lei però ha sempre cercato di spingere le persone a guardare oltre le sue cicatrici e le sue protesi. “Ci tengo che il racconto di chi sono venga fuori da me stessa, non da ciò che si vede all’esterno. La mia storia non si basa sulla mia malattia. La mia storia è lo sport: ho sempre fatto scherma sin da piccola”, ha dichiarato la campionessa parlando con Vogue.
Quest’anno Valentina Petrillo farà la storia delle Paralimpiadi, diventando la prima atleta transgender a partecipare alla competizione. La cinquantenne, ipovedente a causa della sindrome di Stargardt, coltiva fin da piccola una grande passione per l’atletica leggera ed è specializzata nei 200 e nei 400. Ha iniziato la sua transizione di genere nel 2019 e l’11 settembre 2020 ha partecipato per la prima volta ai campionati italiani paralimpici di atletica leggera. Ai mondiali di Parigi, svolti nel 2023, ha vinto due medaglie di bronzo.
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