Il campione olimpico: “Sensazioni ottime, semifinali momento più complicato. Promesse? Sono qui per delle medaglie: non prometto niente ma prometto tutto”
Mancano pochissimi giorni al momento in cui Marcell Jacobs cercherà di ripetere l’impresa già compiuta a Tokyo tre anni fa: vincere l’oro olimpico nei 100 metri. In vista dell’importante appuntamento, il campione, ospite di Casa Italia, ha rilasciato delle dichiarazioni ai nostri microfoni.
“Non mi sono mai allenato così bene, non mi piace parlare di tempi perché ogni gara è a sé e dipenderà da tantissimi fattori; posso dire di stare bene, vorrei divertirmi e regalarvi tanto. Fino a qualche mese fa l’oro di Tokyo lo vivevo con pesantezza, oggi arrivo qui da campione olimpico e so di essermelo meritato: devo fare ciò che so fare”, ha dichiarato Jacobs. “Tecnicamente Thompson è più stabile, lo temo più di Lyles. Noah (Lyles, ndr) è un campione che vuole vincere, alle sue battutine non ho dato peso, ultimamente non le ha più fatte, evidentemente perché sa che ho lavorato e che il 9’92 non sarà il mio miglior tempo quest’anno. Le semifinali saranno il momento più complicato, bisognerà essere più veloci degli altri. Promesse? Sono qui per delle medaglie: non prometto niente ma prometto tutto”, ha aggiunto il campione olimpico.
Jacobs: “Se ho vinto una volta posso rifarlo da campione in carica”
Jacobs ha parlato anche del successo ottenuto alle Olimpiadi di Tokyo. “Tre anni fa ero una persona completamente diversa, a Tokyo ero alla mia prima Olimpiade, oggi ci arrivo da campione olimpico e questo mi dà tanta autostima. Penso che come l’ho fatto una volta posso farlo di nuovo”.
“C’è pressione. Tutti, in primis me stesso, si aspettano tanto. Ma la sto usando non come un peso, ma come una spinta per correre più forte”, ha aggiunto.
“Al me bambino direi di continuare a credere nei suoi sogni”
Nel corso dell’intervista Jacobs ha parlato degli eventuali consigli che darebbe al se stesso bambino. “Tante volte ci penso e ammetto che cerco di tornare indietro e di immaginarmi quello che pensavo quando ero quel bambino che faceva finta di andare in moto. Cosa potrei dirgli tornando indietro? Assolutamente niente, perché penso che tutto quello che mi è successo nella vita, bene o male, sia servito per arrivare dove sono oggi. Quindi solamente di continuare a fare quello che ha fatto, di non arrendersi mai davanti alle persone che gli dicevano che non ce l’avrebbe fatta, di credere nei suoi sogni. Io sono sempre stato un ragazzo a cui piaceva sognare ad occhi aperti: mi immaginavo proprio dove sono ora. Quando credi veramente in qualcosa e lavori per arrivarci, poi arriva”.
Marcell Jacobs: “Negli Usa è pieno di str***zi, io ho portato la mia italianità”
Jacobs ha poi parlato nella sua esperienza negli Stati Uniti, dove, a suo dire, vari atleti sono egoisti e poco interessati a fare gruppo. “Io sono sempre stato una persona che è sempre disponibile con tutti, a cui piace parlare con tutti e stare in mezzo alla gente. Negli Stati Uniti ho portato un po’ della mia ‘italianità’. Là ho reso il gruppo un po’ più animato, perché in effetti tanti sono abbastanza str***zi come ha detto” il suo allenatore, Rana Reider, “che pensano solo a loro. Devi essere un po’ egoista quando fai l’atleta perché vuoi sempre il meglio per te. Io però la vivo in modo diverso, si vede che questa cosa gli è arrivata e gli ha fatto piacere. Però io non è che perché sono il campione olimpico merito di più o devo essere più str***zo rispetto agli altri. Io sono sempre rimasto me stesso e lo sarò sempre”, ha concluso Jacobs.
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