ATLETICA. La storia triste di Oscar Pistorius conosce il capitolo giudiziario finale con la sentenza dell’Alta Corte di Pretoria, nella persona del giudice Thokozile Masipa, che questa mattina lo ha condannato a sei anni di prigione per l’omicidio, capo di imputazione riconosciuto dal Tribunale, della fidanzata Reeva Steenkamp nel febbraio del 2013. L’atleta paralimpico le aveva sparato quattro volte nella sua abitazione, attraverso una porta chiusa, scambiandola per un intruso e dando il via a uno dei casi giudiziari più famosi della storia del mondo. La prima condanna si era attestata sui 5 anni, ma la sentenza definitiva ora parla di sei (e ne rischiava 15).
La notizia della “lievità” della pena di Pistorius sta facendo da alcune ore il giro del mondo, ma forse non sono note le motivazioni della sentenza stessa, sulla quale il giudice Masipa ha informato solo i giornalisti dei media locali. Scorrendo le colonne dei siti sudafricani si riscontrano molte analisi riguardanti le ragioni del cambiamento. Le più importanti attengono al sincero pentimento di Pistorius, ma anche alle sue condizioni di salute che hanno evidenziato un grave stato di stress post traumatico e di depressione. L’atleta ha poi intrapreso con successo tutti i programmi di riabilitazione cui è stato invitato a partecipare e per molte volte ha cercato la via ufficiale delle scuse con la famiglia Steenkamp senza ottenere udienza (cosa, peraltro, comprensibile). In più la giudice Masipa ha ritenuto di doversi distaccare dalla forte pressione dell’opinione pubblica che lo ha, in questi mesi, dipinto come un uomo orientato a uccidere proprio la Steenkamp. “Questa corte risponde alla legge, non al sentimento popolare”, ha sentenziato la Masipa, la quale ha mostrato simpatia per la persona Pistorius destando anche qualche perplessità nei cronisti che hanno seguito il lungo caso giudiziario. L’altra forte motivazione che ha portato la Masipa a mitigare la condanna è data dalla “volontà di considerare la disabilità del Pistorius come un fattore molto penalizzante in quella situazione in cui temeva per la sua incolumità non potendosi muovere liberamente per scappare”. Insomma, l’omicidio, naturalmente colposo, ha proprio assunto le caratteristiche del preterintenzionale, anche perché Pistorius non poteva scappare da quella posizione nella quale riteneva che un malintenzionato fosse entrato in casa sua. Ufficialmente, però, il suo omicidio resta colposo per l’azione fatta di prender la pistola e sparare.