Dal calcio al kebab con un fatturato da 200 milioni di euro. È la nuova vita di Lukas Podolski, che ha 38 anni e gioca in Polonia con il Gornik Zabrze, club della sua città natale (all’età di due anni si trasferì in Germania con la famiglia). L’ex attaccante di Bayern Monaco e Inter ha scoperto di avere una vera e propria passione per il kebab, dopo la sua esperienza in Turchia con il Galatasaray. Nel 2018 ha aperto il suo primo ristorante a Colonia, interamente dedicato al tipico piatto turco. Nel 2024 Mangal Döner, questo il nome della sua catena, conta almeno 30 locali tra la Germania e la Turchia, un business che vale al calciatore circa 207,5 milioni all’anno (questo il record dell’ultimo anno fiscale, che comprende anche il suo stipendio con il Gornik Zabrze, percentuale ormai sempre più piccola del suo introito). Tra l’altro, Podolski non ha alcun problema a farsi immortalare mentre indossa il grembiule o mentre taglia la base di carne arrostita intorno allo spiedo verticale (il vero e tipico “Döner kebab”).
“Nel 2018 ho conosciuto il mio socio a Colonia, la città dove sono cresciuto – ha raccontato Podolski nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport –. Lui aveva un ristorante turco e, insieme, abbiamo pensato di lanciare un progetto innovativo nel settore del kebab. Così è nato Mangal Doener, un luogo ideale per le nuove generazioni. La scelta del settore è come la scelta di un club. Ti guardi intorno e ti lasci ispirare. Il kebab è il cibo della mia adolescenza, quello che prendevo quando uscivo con gli amici oppure dopo aver vinto una partita. A Colonia, nei miei primi anni di carriera, c’era sempre un camioncino attrezzato per i kebab fuori allo stadio. Mi è sempre piaciuto e poi, durante gli anni al Galatasaray, ho approfondito la cultura e la tradizione turca. È diventata una passione”. Nel menù c’è anche il Podolski Sandwich: “Se è il mio preferito? Dipende. Il bello del kebab è che scegli tu come mangiarlo, se renderlo un pasto basilare oppure sfizioso. Nel Podolski Sandwich c’è la carne e l’insalata, ma a volte prendo soltanto la carne, senza pane, per tenermi in forma. Il segreto del kebab sta proprio nella sua capacità di adattarsi alle esigenze di chiunque. Dovete aspettarvi un Mangal Doener anche in Italia? Vediamo. Proprio in questi giorni stiamo valutando numerose offerte dall’estero. Ci hanno contattato imprenditori stranieri, proponendoci di espandere il nostro business e uscire dai confini della Germania. Non direi che stiamo per aprire, però….”.
Non c’è soltanto Podolski. C’è anche Lucas Castroman e come lui tanti altri. A Roma se lo ricordano per il gol nel derby della Capitale, con la maglia biancoceleste, nel 2-2 tra giallorossi e Lazio. Era il 29 aprile 2001. Ma ha lasciato il calcio a soli 30 anni: “Non mi interessa più”, disse. Così è tornato in Argentina e oggi gestisce un negozio che vende santini insieme al padre.
Un difensore centrale vecchio stampo. Oltre 60 partite giocate in serie A e più di 100 presenze complessive con la maglia dell’Atalanta, dal 1996 al 2006. Quando Fabio Rustico ha detto addio al calcio ha deciso che non voleva fare né l’allenatore né il dirigente né il procuratore. Adesso si è buttato sull’agricoltura, lasciando Bergamo per la Sicilia, il paese dei genitori. “Faccio l’agricoltore. Sono nato e cresciuto a Bergamo, ma i miei genitori sono originari di Mazara del Vallo. Mi sveglio alle quattro e mezza del mattino e comunque per le sei sono già in giro. D’estate mi alzo prima perché alle sei si comincia sui campi visto il caldo. In campo mi davano dello zappatore e del ruvido, anziché offendermi l’ho preso come un consiglio”, ha raccontato.
Il debutto in A con il Bari e tanta, ma tanta gavetta per Generoso Rossi. Viene ricordato a Venezia perché nel 2001-2002 per lui fu una stagione da record con cinque rigori parati, tre dei quali allo stesso giocatore, Marco Ferrante, ipnotizzato una volta a Torino e addirittura due nel match di ritorno giocato a Venezia. Quando ha detto basta, ha deciso di dedicarsi alla famiglia e al lavoro a stretto contatto con la natura.
In Italia ha indossato le casacche di Verona e Salernitana ed è famoso per avere detto no alla Juventus, non avendo nessuna intenzione di fare il secondo a Gigi Buffon. Oggi Ruslan Nigmatullin è un Dj, come l’ex laziale Gaizka Mendieta: “Dopo aver lasciato il calcio ho deciso di concentrare le mie forze nella musica, entrando nel mondo dello showbiz. Lo faccio già da qualche anno e con alcuni track ho raggiunto le top charts in Russia. Continuo a dare concerti, sono già stato in 350 diverse città, da Vladivostok a New York”, disse.
Dieci anni all’Arsenal vincendo un campionato e una Coppa delle Coppe. Lasciato il calcio, David Hillier ha preso una decisione incredibile: ha deciso di fare il pompiere. “Dopo essere andato in pensione ho lavorato in giro per un paio d’anni vivendo dei miei risparmi, ma dopo un po’ avevo bisogno di qualcosa da fare, per sbarcare il lunario. Un giorno io e la mia signora siamo passati davanti alla caserma dei pompieri e lei ha detto solo ‘sai, è un po’ come nel calcio: passi molto tempo insieme, lavori come una squadra’. Ho pensato: perché no?”.
Ha vinto il Mondiale con la Francia nel 1998, poi Frank Lebeouf ha addirittura intrapreso una carriera di attore che lo ha portato a recitare a teatro e al cinema. Il suo ruolo più importante è quello ne “La Teoria del tutto”, pellicola che racconta la vita di Stephen Hawking (interpretato da Eddie Redmayne).
Eroe ai Mondiali del 1998 con il Marocco, autore di una doppietta nel primo match contro la Scozia (3-0, in rete anche Hadda, primo successo della Nazionale dal 1986), Salaheddine Bassir non ha intrapreso una carriera da allenatore o dirigente. Ha aperto il caffè “Amistad” a Casablanca, prima di diventare giurato dello spettacolo “Al Kadam Dahabi” (Le Pied d’or), un reality show marocchino che mira a trovare nuovi talenti.
In Italia ha giocato con Empoli, Parma, Palermo e Lazio totalizzando quasi 250 presenze. E con la sua Australia ha disputato tre Mondiali. Però, oggi, Mark Bresciano non lavora più nel mondo del calcio: “Faccio investimenti nel settore immobiliare e mi occupo di cannabis. Mi sono messo in società con un amico per la produzione di farmaci a base di marijuana. Questo progetto mi dà lo stimolo per alzarmi tutti i giorni. Mi fa letteralmente godere”, ha detto.
Ha giocato sia nell’Inter sia nel Milan. Ma è con i colori rossoneri, dal 2002 al 2008, che Dario Simic ha raggiunto traguardi importanti avendo vinto uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, due Champions, due Supercoppe Europee e un Mondiale per club. Ma adesso? Si occupa della produzione dei boccioni per l’acqua che si trovano nelle aziende e nei grandi uffici.
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