Roglic, in nomen omen: Primoz è arrivato primo. Ed è anche il primo corridore sloveno a vincere il Giro d’Italia. La Slovenia è la 17esima nazione vincitrice di una edizione della corsa rosa. E pensare che il ciclismo ha rischiato di perdere uno dei suoi migliori interpreti degli ultimi anni. Tutta colpa del salto con gli sci.
Roglic e gli sci: un legame indissolubile
Roglic non è nato ciclista. Classe 1989, il corridore sloveno amava il trampolino ed era un saltatore di sci di ottimo livello. Campione del mondo del 2007 a livello juniores, ha poi collezionato una serie di incidenti che gli hanno rovinato la carriera. E così dal salto è passato alla sella: all’inizio le due ruote facevano parte di un percorso abilitativo. Poi, però, il rapporto con la bicicletta è cambiato, complice anche la ferma volontà dello sloveno, deciso a diventare il migliore del mondo. Una voglia sostenuta da una volontà e una concentrazione davvero fuori dal comune: chi conosce bene Roglic, lo descrive come un atleta dalla volontà di acciaio. Fra l’altro, il legame con lo sci è rimasto solidissimo anche sul Monte Lussari. Durante la cronoscalata, il ragazzo in maglia rossa che ha aiutato lo sloveno a ripartire dopo il problema meccanico è Mitja Mežnar, suo ex compagno di squadra della nazionale ai tempi dal salto con gli sci. Un aneddoto che conferma come nello sport alcune storie sanno intrecciarsi sino a essere incredibilmente decisive.
Decisione, concentrazione e… solitudine
Il salto con gli sci non ha lasciato in Roglic solamente un compagno di nazionale molto attento e generoso, ma anche e soprattutto la ferma volontà di diventare campione del mondo. Non potendo diventare il migliore dello sci, ha trasferito ambizione e volontà sulle due ruote. I risultati non sono mancati, anche perché dalla disciplina olimpica invernale del trampolino ha conservato diverse caratteristiche. In primis, la capacità di trovare una concentrazione totale, catartica. Roglic si muove e sposta gli equilibri in gara ogni qualvolta si sente di poter fare la differenza. Il suo approccio alle gare è razionale, freddo, calcolato sino all’ultima stilla di sudore, da spendere in ogni singola tappa. Doti unite a una straordinaria capacità di estraniarsi da qualsiasi cosa accada in pista e nel riuscire a trovare la soluzione migliore.
Una vittoria calcolata sul… secondo
Un ciclismo calcolato, quello di Roglic. Non a caso, l’unica volta che ha attaccato è stato quando era ancora in gara Evenepoel, il rivale più accreditato alla vittoria. Uscito di scena il belga, lo sloveno ha saputo speculare sulle sue capacità. Non ha perso distanze in montagna, non ha neanche sprecato energie per attaccare, riservandosi di dare il tutto per tutto a cronometro, specialità in cui era consapevole di avere più gamba degli altri. Un capolavoro tattico, studiato sul… secondo che gli ha permesso di sfilare proprio alla penultima tappa la maglia rosa a Thomas e portarla a Roma. Vuelta e Giro sono in tasca. Gli manca il Tour…