Il CIO sceglie di non scegliere sull’esclusione di atleti russi e bielorussi dai prossimi Giochi Olimpici. Il board del Comitato Olimpico Internazionale, attraverso una nota ufficiale, ha comunicato che la questione non è stata affrontata e ogni decisione sarà presa al momento opportuno. Nel frattempo le federazioni internazionali e gli organizzatori di eventi sportivi sono stati invitati a reinserire nelle loro competizioni “a titolo individuale” e con bandiera neutrale gli atleti russi e bielorussi, “purché non abbiano sostenuto attivamente la guerra in Ucraina”.
Alle radici di una scelta: 70 conflitti nel mondo
Da Losanna rimarcano un dato: le Olimpiadi non si disputano nel vuoto e devono rispondere al mondo intero. E dunque, per quanto drammatica e molto vicina alle nostre case, intese come Europa, la guerra in Ucraina non è l’unica del pianeta. Anzi. Sono stati presi in considerazione tutti i conflitti armati. E se ne sono contati 70. Dunque aprire la porta a un ritorno “ad personam” agli atleti russi e bielorussi è una decisione che affonda le radici su alcuni elementi emersi negli ultimi mesi che hanno evidentemente spinto il CIO verso un determinato tipo di valutazione.
Monitoraggio e attesa
L’ente si impegna a monitorare con attenzione la situazione, ma senza fissare dei paletti. Inevitabile, considerando che vi sono quattordici mesi che separano l’attualità, fra l’altro in continua evoluzione, dalla Cerimonia di Inaugurazione di Parigi 2024. In sintesi e per essere chiari: nessuno sa cosa potrà accadere nei prossimi mesi. Quindi ogni decisione è rimandata a data da destinarsi ed eventi da valutarsi. A spingere verso questa scelta ha contribuito anche quanto accaduto nelle varie discipline sportive che hanno visto scendere in campo atleti provenienti da Russia e Bielorussia senza che la loro presenza si sia legata a dei disordini.
E reagirono tutti, fra infelici e scontenti
Allo status quo, dunque, molto, se non tutto, resta in sospeso. Chi proviene da quei due paesi gareggerà come atleta individuale neutrale senza inni, bandiere e simboli. Anche perché Parigi, Milano e Cortina hanno firmato l’HCC ovvero l’Host City Contract che prevede la concessione di visto e dogane a qualsiasi atleta accreditato dal proprio Comitato Olimpico. Il problema è qualificarsi alle Olimpiadi. Con chi? E come? Interrogativi sufficienti a far saltare potenzialmente il banco. Inevitabile, in ogni caso, che la scelta del CIO generasse polemiche. La Germania, attraverso il Ministro dell’Interno Nancy Faeser ha parlato senza mezzi termini di schiaffo in faccia agli ucraini. La decisione del CIO appare invece “inaccettabile” al Comitato Olimpico Russo. Chi avrà avuto ragione? La riposta non è affidata al campo ma al tempo