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Salto: solo in 3 a Sochi, Morassi resta a casa

Andrea Morassi (Foto:Tadeusz Mieczyński)

SOCHI 2014. La prima scelta in merito ai partecipanti alle Olimpiadi di Sochi in Casa Italia arriva dal Salto dove, nonostante l’Italia abbia conquistato sul campo il diritto di portare 4 saltatori è stato deciso di iscrivere ai Giochi solo tre azzurri: Davide Bresadola, Sebastian Colloredo e Roberto Dellasega. Le conseguenze di questa scelta sono due: Andrea Morassi non parteciperà alla sua terza Olimpiade e l’Italia, pur avendo ottenuto il pass, non parteciperà alla prova a squadre dove lo scorso anno si ottenne, ai Campionati Mondiali di Val di Fiemme un buon ottavo posto con qualificazione al secondo giro di salti.

La ragione della scelta sta nei risultati ottenuti nella stagione in corso. Bresadola in questa stagione ha superato in otto occasioni lo scoglio delle occasioni ottenendo come miglior risultato il tredicesimo posto dal trampolino grande di Lillehammer e Dellasega ha superato le qualificazioni in 5 occasioni (a Engleberg fu nono in qualificazione) con il ventunesimo posto di Engelberg. La loro convocazione non è mai stata in discussione. Diverso era il discorso per Colloredo e Morassi, sebbene entrambi abbiano conquistato sul campo il posto nella classifica della Federazione Internazionale. Nell’ultima prova a Zakopane, Colloredo ha ottenuto il suo miglior risultato con il trentaduesimo posto mentre Morassi ha mancato la qualificazione dopo più di un mese passato in Continental Cup senza brillare. E questo potrebbe aver fatto la differenza anche se bisogna considerare che Morassi, seppur nel lontano 2007, è uomo che ha saputo raggiungere il podio in Coppa del Mondo.

Difficile valutare in questo momento la scelta, pur se rimane il rammarico di rinunciare alla prova a squadre: solo a conti fatti, se analogo criterio stretto sarà utilizzato in tutte le discipline potrà avere un senso, se invece le maglie avranno grandezza diversa allora il sacrificio di Andrea Morassi diventerà incomprensibile.

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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