L’Europeo dell’Italia di scherma finisce esattamente come era cominciato: inno di Mameli e un azzurro a cantarlo. La nazionale, al termine della tre giorni in Bulgaria, ha vinto il medagliere nella competizione continentale disputatasi a Plovdiv in Bulgaria. Un successo straordinario che porta la firma di Filippo Macchi, al suo primo titolo in carriera. Il fiorettista ha permesso alla nazionale di chiudere il proprio torneo continentale con 10 medaglie, frutto di 3 ori, 3 argenti e 4 bronzi.
Senza Macchi(a) né paura
L’ultimo, decisivo, tocco, è stato quello di “Pippo” che finalmente riesce a compiere il definitivo salto di qualità nel momento più importante, affrontando senza paura, ma con la consapevolezza e la determinazione dei grandi, la sfida contro il francese Enzo Lafort. Filippo non ha mai mollato, neanche sull’11-14, gestendo nel migliore dei modi tutta la pressione possibile. Quattro stoccate consecutive in una sfida decisiva sia per l’assegnazione dell’oro che per la prima posizione nel medagliere: con una straordinaria rimonta, Macchi è riuscito a portare in Italia il titolo e la vittoria nel medagliere e a posizionarsi, nell’albo d’oro, dietro Daniele Garozzo.
Chi è Flippo Macchi
Ma chi è Filippo Macchi? Figlio e nipote d’arte, è nato e cresciuto in pedana. Conosciuto nell’ambito come Pippo, è, anzi era, visto che l’ha mantenuta nello scorso weekend, una promessa della scherma italiana. Classe 2001, il ragazzo è considerato uno dei migliori fiorettisti della sua generazione. È la prima volta che sale sul gradino più alto del podio fra i grandi, ma la sua ascesa non è poi così sorprendente: prima dell’oro in Bulgaria, aveva già assaporato la vittoria nella competizione continentale nella categoria cadetti e si era fermato ai piedi del podio ai Mondiali cadetti di Verona, nonché alle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires.
Una crescita esponenziale
Al netto di un soprannome, che ha più del cartone animato che dello sportivo, sulla pedana Macchi sa usare, eccome, i… superpoteri donategli da madre natura: cattiveria, tecnica, determinazione, gestione della pressione. Negli ultimi anni ha lavorato, evidentemente con successo, sui punti deboli, legati più che altro a un percorso di crescita. Sulla pedana di Plovdiv nessuna traccia di quella impulsività che a volte lo aveva condizionato. Il talento e il grandissimo temperamento lo hanno portato ad alti livelli, sino a salire sul gradino più alto d’Europa. Un traguardo che non sorprende e che lo proietta a sognare a occhi aperti in vista di un futuro da dipingere a colori.