TORINO. Lascia sbalordito l’osservatore attento come da parte italiana nelle ultime settimane si siano alzate critiche e proteste sui criteri di determinazione dei posti disponibili per ogni nazione per le prove di Sci Alpino di Sochi. Lascia sbalordito, mi ripeto, il fatto che a due mesi dalle Olimpiadi si sia iniziato a scoprire che in Russia avrebbe potuto andare poco più di una dozzina di sciatori azzurri. Erano dodici fino ad una settimana fa, un miracolo li ha fatti salire ora a 14. Le regole, opinabili quanto si voglia, sono conosciute dal mese di settembre del 2012 e, se c’era da discutere, un anno e mezzo fa era il momento di farlo e non ora quando la frittata è pressochè fatta (i numeri finali saranno decisi domenica sera).
Le regole si devono innanzitutto capire e poi sfruttarle a proprio vantaggio soprattutto se dalla loro applicazione dipende la partecipazione dello sport italiano al massimo evento sportivo. Che piaccia o non piaccia la Federazione Internazionale ha deciso di premiare i punteggi raccolti in tutte le gare della stagione, comprese le gare FIS, e di premiare la polivalenza dando una priorità a coloro che hanno atleti che raccolgono punti in tre discipline. L’Austria si è adeguata e porterà a Sochi 21 sciatori (ventidue sono il massimo consentito), gli statunitensi anche e saranno in 16-17. Solo l’Italia ha avuto problemi a programmare scelte e iscrizioni in modo da massimizzare il ritorno; gli ultimi due posti sono stati acciuffati con una frettolosa partecipazione a due supercombinate FIS in casa, altrimenti sarebbe stata notte fonda. E’ una responsabilità che cade totalmente sui dirigenti che hanno come loro compito lo sviluppo del movimento che deriva anche dal raggiungimento di certi risultati. E smettiamola di pensare che le regole vengano introdotte per penalizzarci…