Se la Federvolley agisce come Zamparini

TORINO. Dopo avergli concesso solo quattro mesi di reale lavoro, la Federvolley starebbe per esonerare Marco Mencarelli dalla guida della nazionale italiana femminile di Pallavolo chiamando al timone della squadra, a otto mesi dai Campionati Mondiali, a Gianni Caprara. Il condizionale è d’obbligo perchè la notizia, che pure non ha avuto smentite dalla dirigenza federale, è stata al momento solo anticipata da alcuni quotidiani sportivi come il Corriere dello Sport e la Gazzetta dello Sport. In attesa di una pressochè certa ufficializzazione, ne emerge un quadro di totale assenza di pianificazione prospettica che non depone certo a favore del futuro del volley femminile azzurro.

Ogni squadra, in qualsiasi sport, si costruisce secondo cicli più o meno lunghi di maturazione che vanno rispettati: si pensi al Settebello di Sandro Campagna, la Nazionale che più soddisfazioni ci ha regalato negli ultimi anni. Alla prima uscita internazionale, nei Campionati Mondiali di Roma ottenne un mediocre undicesimo posto. Campagna continuò a lavorare duramente e arrivarono l’Argento degli Europei del 2010, l’Oro mondiale di Shanghai e l’Argento olimpico. Se una scelta miope avesse etichettato come fallimento i Mondiali casalinghi, probabilmente tutto quanto di buono fatto non sarebbe arrivato.

Marco Mencarelli è stato chiamato a sostituire Massimo Barbolini poco più di un anno fa: l’annuncio ufficiale avvenne prima dello scorso Natale. Chiamato a gestire il naturale rinnovamento che segue la conclusione di un quadriennio dove una squadra ormai logora non era riuscita a raggiungere il podio, Mencarelli lo ha gestito con giudizio (ma non riteniamo sia questo l’argomento del contendere visto che si ventila il ritorno in blocco delle “senatrici”) anche se agli Europei ben 10 delle 14 convocate erano esordienti. Non potendo contare sull’opposto titolare, Serena Ortolani, fermo un giro per maternità e con Lucia Bosetti presente solo per onor di firma, il commissario tecnico ha contribuito a dare una dimensione internazionale a Chirichella, Djouf e Sorokaite in primis.

A chi, in rete le opinioni in libertà si moltiplicano, parla di fallimento della scorsa stagione la migliore risposta viene dai risultati paragonati con quanto avvenuto negli anni precedenti: nella stagione che precedette il naufragio di Londra con il quinto posto dopo la sconfitta nei quarti di finale contro la Corea del Sud, che ancor oggi nonostante il quarto posto olimpico è solo al decimo posto del ranking mondiale, l’Italia di Barbolini arrivò quarta agli Europei e settima nella finale del Grand Prix con tre sconfitte su tre partite. Nel 2012, decima nella fase preliminare, non arrivò alle finali. L’Italia di Mencarelli ha sì chiuso i Campionati Europei al sesto posto per una sconfitta, allora apparsa inopinata e poi giustificata dal risultato finale delle avversarie vera nuova realtà della Pallavolo continentale, contro il Belgio nei gironi ma ha battuto gli Stati Uniti e portato al quinto set Cina e Serbia nella finale del Grand Prix. Lo stesso gruppo, o parte di esso, ha vinto i Giochi del Mediterraneo, poco rango ma per imperscrutabili calcoli fondamentali per il nostro sport. I risultati sono stati, quindi, in linea con il valore mostrato dal nostro movimento nelle ultime due stagioni. Mencarelli, inoltre, non è un neofita della panchina: i risultati passati parlano per lui. Tre Europei e un Mondiale juniores parlano per lui e per la sua dedizione al lavoro per la causa azzurra. Lasciarlo lavorare almeno fino ai Mondiali della prossima estate parrebbe essere la soluzione più lungimirante.

La Federvolley pare, invece, aver preso dal calcio, che peraltro nella gestione delle squadre nazionali ha sempre avuto un atteggiamento di giusti tempi consentiti al ct di turno, il peggio: come il presidente che licenzia l’allenatore dopo qualche sconfitta nelle amichevoli estive. Se le ragioni esulano dai risultati, se vi è qualcosa di non detto, sarebbe il caso di fare chiarezza soprattutto nei confronti di Marco Mencarelli che molto ha dato alla causa.

L’ulteriore aggravante della gestione miope che sembra prospettarsi dalle anticipazioni è l’effetto dirompente che l’eventuale incarico a Gianni Caprara avrebbe su un campionato femminile già allo sbando dove Piacenza si vedrebbe carpito l’allenatore a metà stagione. E i patron della River Volley hanno già fatto sapere tutto il loro disappunto. Se sulla miopia si può discutere, il disastro comunicativo è un dato di fatto.

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