Nel nostro calcio negli ultimi giorni si è parlato di un calendario troppo intenso e fitto di impegni. Ma cosa sta succedendo tra i club di serie A? Le quattro big – Inter, Juventus, Milan e Roma – hanno chiesto e fatto votare, venendo sconfitte, un format della massima serie a 18 squadre. Da 20 a 18: due in meno, ma con due retrocessioni e non tre. E con la terzultima a fare una sorta di spareggio con la terza della serie B. Come detto, però, questa proposta non è passata. Quindi, il problema dei troppi impegni resta. Nell’assemblea di lunedì 26 febbraio, al quarto piano di via Rosellini, i club sono tornati a parlare del numero di partite.
Tenendo in considerazione anche la nuova Champions, a partire dalla prossima stagione (da 32 squadre a 36 in un girone unico con otto partite, e non più sei, nella fase a gruppi) e del Mondiale per club, che inizierà nel 2025 con 32 squadre. Una loro collocazione negli impegni ufficiali, rende davvero intasato il calendario. Ed è per questo che le big vogliono correre ai ripari. Anche perché così facendo, si rischia che nel campionato del 2025-2026 possano slittare le prime giornate, mettendo a repentaglio poi la conclusione in vista del Mondiale 2026, torneo nel quale l’Italia punta a tornare dopo aver mancato la qualificazione a Russia 2018 e a Qatar 2022.
La discussione
Però, se da una parte a livello nazionale il numero di gare non è cambiato, a eccezione del format della Supercoppa Italiana con quattro partecipanti e non più con due, a livello internazionale sono invece aumentate in modo vertiginoso. Per questo lunedì pomeriggio è stato affrontato anche il tema della sovrapposizione delle partite di campionato con le coppe europee, che diventerà inevitabile, come accaduto a Torino-Lazio di giovedì 22 febbraio in contemporanea con l’Europa League. “Si è preso contezza di quale sarà il quadro. Il calendario è molto fitto, c’è una presa d’atto e l’uniformità di vedute sulla posizione”, sono state le parole di Lorenzo Casini, presidente della Lega serie A.
“Si parla di calendari affollati ma chi li ha affollati? Siccome li ha affollati un altro, dobbiamo pagare noi”, ha detto, invece, Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza. Sull’argomento ha parlato anche Umberto Calcagno, numero uno dell’Aic: “Nessuno ha interesse a ostacolare l’arrivo di nuove risorse nel sistema, ma bisogna capire come ridistribuirle meglio, tutelando al contempo quei calciatori che oggi arrivano a disputare fino a 70 partite all’anno”, era stata la sua riflessione a Gr Rai Parlamento. Insomma, una situazione sulla quale i club dovranno discutere ancora.
L’insoddisfazione
Non solo i calendari. C’è un altro fronte aperto in Lega serie A: quello di voler chiedere più peso e maggiore autonomia rispetto all’ordinamento federale. In questo momento la A detiene il 12% dei voti, rispetto al 17% della Lega Pro e al 34% della Lega Dilettanti (la B ha il 5%). Su questo punto è scontro aperto con la Figc. La serie A ha già fatto sapere che si aspetta vengano affrontate prima le questioni di equilibrio dei pesi federali e di rappresentanza. Da parte sua, la Federcalcio non cambia idea: serve una riforma nel calcio il più presto possibile. Per il presidente Gabriele Gravina tre sono le parole chiave: solvibilità, stabilità e sostenibilità.