James Fitzgerald, portavoce dell’agenzia mondiale antidoping, parlando a ‘La Stampa’ ha rivelato: “Sono stati proprio gli atleti stessi a spingere per sanzioni più severe contro i trasgressori”
![Sinner e il caso doping di positività al Clostebol, il portavoce della Wada James Fitzgerald fa tremare Jannik. Nella foto, il tennista italiano Jannik Sinner si dispera agli Australian Open a Melbourne](https://www.olympialab.com/wp-content/uploads/2025/02/Sinner-e-il-caso-doping-di-positivita-al-Clostebol-il-portavoce-della-Wada-James-Fitzgerald-fa-tremare-Jannik-13-02-2025-OlympiaLab.jpg)
Il caso di Jannik Sinner, giovane talento del tennis italiano, ha acceso un intenso dibattito nel mondo sportivo. Nel marzo del 2024, il numero uno al mondo è risultato positivo al Clostebol, una sostanza anabolizzante steroidea vietata e proibita dall’antidoping. La difesa del tennista si è basata sull’ipotesi di una contaminazione accidentale legata al suo fisioterapista, Giacomo Naldi, il quale avrebbe utilizzato un farmaco contenente Clostebol per curare una ferita di Sinner. Durante i trattamenti, con massaggi ai muscoli, la sostanza potrebbe aver contaminato il tennista altoatesino.
La situazione si è complicata quando nel settembre del 2024 la Wada (Agenzia mondiale antidoping) ha deciso di appellarsi contro il verdetto del tribunale indipendente nominato dall’Itia (International Tennis Integrity Agency), che aveva stabilito che Sinner non era perseguibile “né per colpa né per negligenza”. Il Tas (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna è chiamato a pronunciarsi con una sentenza nel processo che si terrà i prossimi 16-17 aprile: l’appello avverrà in un’udienza a porte chiuse.
Sinner e il caso Clostebol. La posizione della Wada
James Fitzgerald, portavoce della Wada, parlando a ‘La Stampa’ ha ribadito che la posizione dell’agenzia è chiara: “Riteniamo che la conclusione di ‘nessuna colpa o negligenza’ non fosse corretta secondo le norme correnti”. Fitzgerald ha richiesto quindi un periodo di sospensione per Sinner compreso fra uno a due anni, evidenziando l’approccio rigoroso della Wada nei confronti delle violazioni delle normative antidoping. Il portavoce della Wada ha inoltre ricordato che il codice mondiale antidoping è una materia in continua evoluzione ed è soggetto a revisioni nel corso del tempo. “Sono stati gli atleti a spingere per sanzioni più severe contro i trasgressori, con il risultato che il periodo di sospensione è stato allungato da due a quattro anni”, ha rivelato Fitzgerald.
Questa pressione per regole più severe ha portato a una riflessione profonda sulle norme in atto e sull’equità nel trattamento delle violazioni. Tuttavia, l’applicazione di tali regole deve sempre considerare la complessità dei casi individuali, come quello di Sinner, in cui la contaminazione accidentale potrebbe anche giocare un ruolo cruciale.
La questione della contaminazione e il basso dosaggio
La contaminazione accidentale e la gestione delle sostanze a basso dosaggio sono un tema caldo e delicato nel dibattito antidoping. Fitzgerald ha sottolineato che la Wada è consapevole delle contaminazioni accidentali. “La questione della possibile contaminazione è reale e la Wada se ne sta occupando. Nel corso degli anni, i limiti minimi di segnalazione per varie sostanze sono stati adeguati per garantire equità agli atleti che ingeriscono involontariamente una sostanza proibita, e insieme protezione da coloro che vorrebbero imbrogliare. Posso confermare che nell’ambito della revisione in corso del Codice mondiale antidoping si stanno esaminando le norme relative alla contaminazione”, ha spiegato il portavoce della Wada. Questo approccio mira a garantire equità per gli atleti che potrebbero ingerire involontariamente sostanze vietate, mantenendo al contempo una protezione robusta contro coloro che tentano di imbrogliare.
La Wada sta quindi esaminando la possibilità di rivedere le norme relative alla contaminazione nel corso della revisione del Codice mondiale antidoping. Le implicazioni potrebbero essere significative non solo per Sinner, ma per l’intero panorama sportivo. Tuttavia, l’argomento del basso dosaggio solleva interrogativi più ampi, poiché alcuni esperti sostengono che l’uso di sostanze a basso dosaggio possa essere una strategia per mascherare l’assunzione di altre sostanze.
La responsabilità oggettiva
Un altro principio fondamentale ribadito da Fitzgerald è la responsabilità oggettiva degli atleti. Fitzgerald ha affermato: “Senza quel principio non ci sarebbe alcun antidoping. Se un atleta positivo a una sostanza proibita non dovesse spiegare da dove proviene, o come è entrata nel suo organismo, sarebbe fin troppo facile per chi ha imbrogliato sfuggire a sanzioni significative”. Questo evidenzia l’importanza della responsabilità individuale nel sistema antidoping. Se un atleta risulta positivo a una sostanza vietata, è essenziale che possa dimostrare come essa sia entrata nel suo organismo.
Questa posizione mette gli atleti in una situazione difficile, poiché devono essere costantemente vigili sulle sostanze con cui entrano in contatto, estendendo la responsabilità anche alle dinamiche di squadra, del proprio team e alle pratiche di allenamento. Il caso di Sinner funge da monito: la contaminazione accidentale è una possibilità concreta, ma la responsabilità finale secondo la Wada ricade anche sull’atleta.
La comunità sportiva sta seguendo attentamente l’evoluzione di questo caso, poiché potrebbe avere ripercussioni significative sulle politiche antidoping a livello globale. Se la Wada dovesse avere successo nel suo appello, ciò potrebbe portare a una revisione delle norme relative alla contaminazione accidentale e al trattamento di casi simili in futuro. La lotta contro il doping è un compito collettivo che richiede impegno e collaborazione per garantire un ambiente di competizione equo e trasparente.
Il caso di Jannik Sinner è solo uno dei tanti esempi che dimostrano la complessità delle questioni antidoping. Mentre la Wada e gli organismi sportivi cercano di bilanciare la giusta punizione per i trasgressori con la protezione degli atleti innocenti, è chiaro che la strada verso un sistema antidoping perfetto è ancora lunga e tortuosa. La situazione attuale richiede un’analisi approfondita e una riflessione seria su come gestire le sfide future, affinché il mondo dello sport possa rimanere un esempio di integrità e correttezza.