CERCHI E PALAZZI. Ha iniziato un paio di settimane fa il presidente della Bundesrepublik, Joachim Gauck, facendo trapelare la sua deliberata assenza dalla Cerimonia di Apertura delle Olimpiadi di Sochi in segno di protesta per le leggi discriminatorie e il mancato rispetto dei diritti umani nei confronti dell’opposizione politica nella Russia di Putin. Ieri è arrivata da Parigi la conferma, annunciata dal ministro degli esteri, Laurent Fabius, della non partecipazione del presidente francese Francois Hollande. In una sorta di boicottaggio soft da parte dei leader occidentali, fonti diplomatiche hanno dichiarato come improbabile la presenza di Barack Obama. L’ambasciatore Usa a Mosca Micheal McFaul, divulgatore della notizia, ha chiarito che il Presidente degli Stati Uniti d’America invierà una delegazione di “ex-consiglieri” alla manifestazione. Un no è arrivato anche da parte della vicepresidente della commissione europea Viviane Reading, incaricata della giustizia e dei diritti umani Ue. Appare contro tendenza la decisione annunciata oggi dall’ambasciatore britannico a Roma, Christopher Prentice che ha dichiarato “noi saremo lì”, seppure non precisando la formazione della delegazione britannica. “Noi crediamo che i pregiudizi si possano sfidare meglio se ci siamo piuttosto che se boicottiamo”.
A proposito di sfide, ad inizio ottobre, alla presentazione delle divise utilizzate dalla squadra tedesca, dietro la spiegazione del disegnatore di moda di un abbigliamento multicolore ispirato ai colori di Monaco 1972, la scelta cromatica, molto simile all’arcobaleno, venne letta come una chiara dichiarazione politica a supporto dei diritti degli omosessuali. Non fu in grado di levare i dubbi neanche una piuttosto ambigua posizione ufficiale del Comitato Olimpico tedesco che parlò di “abbigliamento creato con colori e materiali adatti alle condizioni di Sochi”.
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