Spalletti vince e lascia ma gli addii clamorosi e inaspettati sono, per certi versi, un habitué del calcio moderno
Luciano Spalletti lascia il Napoli dopo aver vinto uno scudetto storico. Il tecnico di Certaldo, artefice del terzo titolo della storia del club partenopeo, ha applicato il “veni, vidi, vici”, in chiave calcistica. E non è certo il primo allenatore: gli addii clamorosi e inaspettati sono, per certi versi, un habitué del calcio moderno.
Fra i primi a dare… l’esempio, uno dei tecnici più vincenti del nostro calcio, Giovanni Trapattoni, che, vinto tutto il vincibile alla guida dei bianconeri, lascia dopo il sesto scudetto della sua gestione per andare all’Inter, dove concederà il bis: vince lo scudetto nel 1988/1989 e la Coppa UEFA nel 1990/1991, ultimo atto sulla panchina nerazzurra.
Qualche anno dopo, è il turno di Fabio Capello, interprete del “vinco e lascio”… e in ben tre piazze diverse: inizia al Milan, dopo lo scudetto del 1996, continua al Real Madrid e cala il tris con la Juventus, che lascia in B dopo aver vinto il titolo sul campo. Il poker è ancora al Real, campionato vinto ed ennesimo addio.
Il “vinco e poi ti lascio” per eccellenza è quello di Marcello Lippi che prende le redini della nazionale azzurra nel 2004 e due anni dopo riesce a salire sul tetto del Mondo con l’Italia del 2006. Dopo aver sollevato al cielo la Coppa del Mondo, nonostante le “minacce” di Gattuso che aveva promesso di ammazzarlo in caso di addio, lascia il posto a Donadoni. Qualcosa di molto simile fra Materazzi e Mourinho: il tecnico portoghese centra il triplete con l’Inter ma non torna neanche a Milano a festeggiare la Champions. Il suo addio si riassume in una foto con Materazzi che piange e lo abbraccia e… lo maledice nel parcheggio al Bernabeu. Non è certo una novità per Mou, che ha lasciato da vincente anche il Porto.
Curioso il destino della Juventus di Andrea Agnelli che apre un ciclo di nove scudetti consecutivi con tre allenatori diversi. Antonio Conte apre la striscia nel 2012 ma nell’estate del 2014 lascia di colpo la Juventus per divergenze con la società. Il suo posto è preso da Massimiliano Allegri che vince anche più del suo predecessore ma che, nonostante cinque scudetti consecutivi, lascia la guida della squadra a un altro toscano, Maurizio Sarri.
Anche l’attuale allenatore della Lazio dice addio da vincente. Curiosissimo il caso di Antonio Conte. Il copione recitato alla Juventus è stato ripetuto pressoché ovunque; andare via, spesso sbattendo la porta. A Siena ha lasciato dopo la promozione in serie A, esattamente come a Bari e anche al Chelsea, dopo due anni e un bottino come Premier e poi FA CUP. E nella sua ultima esperienza vincente, all’Inter, ha ricalcato il solito canovaccio dopo la conquista dello scudetto.
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