Karen Moorhouse, CEO dell’International Tennis Integrity Agency (ITIA), ha parlato apertamente della gestione del caso Sinner: ecco cosa ha detto

Recentemente, il mondo del tennis è stato scosso da una controversia riguardante Jannik Sinner, numero 1 della classifica ATP, coinvolto in un episodio di test antidoping positivo. A un anno di distanza dalla positività, Karen Moorhouse, CEO dell’International Tennis Integrity Agency (Itia), ha fornito chiarimenti sulla posizione dell’agenzia in merito a questo caso, cercando di dissipare le preoccupazioni sollevate dalla gestione della situazione. Ecco quali sono state le sue parole.
Gestione del caso Sinner
Durante un’intervista, Moorhouse ha dichiarato di sentirsi “assolutamente a proprio agio” con la gestione del caso Sinner, nonostante le critiche ricevute per il ritardo nella comunicazione dei risultati dei test. Questo ritardo ha suscitato polemiche non solo per Sinner, ma anche per la collega polacca Iga Swiatek. I sostenitori hanno messo in discussione la trasparenza delle procedure dell’Itia, evidenziando la necessità di una comunicazione più tempestiva in situazioni delicate.
Moorhouse ha chiarito che i problemi di comunicazione potrebbero derivare da un malinteso sulle normative dell’agenzia riguardo agli annunci di test positivi e alle sospensioni provvisorie. Ha affermato: “Si è erroneamente creduto che stessimo annunciando test positivi, quando in realtà stavamo solo comunicando le sospensioni provvisorie“. Questo chiarimento è cruciale, poiché evidenzia che le norme sono state rispettate, e le sospensioni provvisorie non sono state rese pubbliche a causa dell’esito positivo dei ricorsi presentati dagli atleti coinvolti.
La spiegazione di Sinner
La situazione di Sinner è ulteriormente complicata dalla sua spiegazione riguardo alla positività al Clostebol, uno steroide anabolizzante. Il tennista ha sostenuto che la contaminazione sia avvenuta a seguito di un massaggio ricevuto da un membro del suo entourage. Questa spiegazione, accettata dall’Itia, ha sollevato interrogativi sulle responsabilità degli atleti riguardo alle azioni del loro staff.
Moorhouse ha sottolineato che le regole dell’agenzia si basano sul Codice mondiale antidoping, che specifica che le violazioni possono derivare da azioni di medici, allenatori o agenti. Tuttavia, è importante notare che la maggior parte delle violazioni implica un’intenzione di doping, che nel caso di Sinner non è stata riscontrata.
La questione della contaminazione accidentale
La contaminazione accidentale è un tema delicato nel mondo del doping sportivo. Gli atleti devono gestire la fiducia nei confronti del proprio entourage e dei trattamenti ricevuti. L’Itia ha evidenziato l’importanza di una maggiore educazione e consapevolezza riguardo ai rischi associati all’assunzione di sostanze proibite, anche in modo involontario.
La responsabilità personale degli atleti è fondamentale, ma è altrettanto importante che le agenzie preposte alla sorveglianza del doping forniscano linee guida chiare.
La vicenda di Jannik Sinner non è solo un caso isolato, ma rappresenta una problematica più ampia che coinvolge il mondo dello sport professionistico. La gestione della comunicazione, la trasparenza delle procedure e la responsabilità degli atleti e del loro entourage sono temi che meritano un’attenzione continua. L’Itia, pur affrontando critiche, ha ribadito il proprio impegno per garantire l’integrità del tennis e la protezione degli atleti, enfatizzando la necessità di un dialogo aperto e costruttivo tra tutte le parti coinvolte.