Storia di Katie Ledecky Furia dentro, dolce fuori

La Ledecky sulle colonne sel sito italiano ilpost.it
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NUOTO. Ora la sorridente (fuori dall’acqua) Katie Ledecky deve trovare la rabbia per entrare nella leggenda. Già, perché la “bimba” classe 1997 nata a Washington da una famiglia benestante assai, ha staccato ai Trials di Omaha i pass per 200, 400 e 800 stile e dovrebbe fare parte anche della staffetta 4×200. Con quale missione? Quella di toccare il limite che, in capo a Debby Meier, resiste dal 1968, Giochi di Città del Messico: il mito Debby vinse tutto dai 200 agli, 800, lei vuole eguagliarla (con l’orpello accessorio della staffetta).

Certo per un fenomeno come lei la cosa non dovrebbe essere un problema anche se, diciamo, ci sarà la rompiscatole Federica Pellegrini a sbarrarle la strada. La leggenda, però, non è facile da riscrivere anche sei sei stata la più giovane olimpionica degli Stati Uniti (a 15 anni ha partecipato a Londra 2012) e proprio su terra inglese ti sei portata via la prima medaglia d’oro della carriera sugli 800 sl (e quindi non solo è stata la più giovane olimpionica, ma anche la più giovane olimpica della storia americana). Lei, tuttavia, vuole andare sempre oltre. Lo dimostrano i 5 titoli mondiali che hanno fatto di lei, a Kazan nel 2015, l’unica in grado di vincere tutto nello stile libero, dai 200 ai 1500 (e pure una staffetta). Lo dimostra il fatto che ha accettato con disappunto non celato il settimo posto sui 100 rimediato a Omaha perché la placida Katie (solo fuori dall’acqua), quando è sul pelo delle onde vuole vincere tutto. Sempre.

I media americani si interrogano molto sulla ragazza, proveniente da buona famiglia, figlia di David avvocato di grido e sorella di Michael, graduate ad Harvard, ma anche nipote di un multimilionario con interessi nello sport, più esattamente nelle squadre dei Wizards e degli Islanders di NY. Si interrogano e non sanno darsi risposta, se non parziale, sulla dote che fa della diciannovenne una specie di mostro. Si tratta della capacità di andare oltre il proprio limite e di mordere rabbiosamente il pelo dell’acqua effettuando tutte le rimonte che decide di fare o imponendo il ritmo che decide di esprimere senza badare nemmeno lontanamente alla presenza delle avversarie. “Povero chi chi gareggia contro” ripetono ossessivamente i suoi coach. “Ha un modo di stare in acqua del tutto maschile”, fa eco il compare di nazionale Ryan Lochte.

Forse tutto nasce quando la portarono le prime volte alla piscina: non riusciva a finire le vasche da 25 metri. Poi si impose disciplina da sola, tenendosi i suoi tempi e imitando Michael, il fratello più grande. Se lui faceva 4 miglia al giorno in vasca, anche lei doveva farle. Fuori dall’acqua è calma e quasi anonima, dentro è una furia. Per Federica Pellegrini si annunciano guai.

 

 

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