Stadio Sant’Elia di Cagliari, 1 febbraio 1976, … Riva contende, lungo la fascia di sinistra, una palla veloce e inoffensiva, al difensore del Milan Aldo Bet. Come sempre ogni movimento o azione del Gigi è al limite, mai banale, così anche un semplice gesto fatto di forza e veemenza, può diventare pericoloso. Si ferma improvvisamente una smorfia… strappo all’adduttore della gamba destra. Il Sant’Elia ammutolisce ma spera. L’uomo più amato dell’Isola esce dal campo sorretto dal massaggiatore e dal preparatore atletico… è l’ultima uscita e non rientrerà mai più. Finisce all’ora del the di quella domenica la favola del Cagliari, rimangono i suoi gol, i suoi record ancora imbattuti, come quello in Nazionale: 35 gol in 42 partite!
Una strepitosa carriera col Cagliari lunga 13 anni…Leggiuno…Legnano…Cagliari sul tetto d’Italia 1970… l’Italia sul tetto d’Europa nel 1968 e viceré in Messico nel 1970… ma dietro Pelè ci si può anche stare!
Un metro e ottanta di muscoli, 78 chili di potenza. Sguardo severo; amata e odiata sigaretta perennemente in bocca; mascella squadrata; schivo e timido come spesso lo sono le genti di lago.
Nonostante i dubbi e le probabili nostalgie, emigra ugualmente a Cagliari, dove diventa la bandiera che non tradirà mai..Tutti disposti a inginocchiarsi davanti ai suoi piedi, a riempirgli le scarpe d’oro , resistendo a qualunque pressione con un lungo rosario di NO. Amore oltre il calcio, forse saranno stati gli spazi liberi riempiti di lunghi silenzi o forse la gente che lo ha amato e lo ama ancora con rispetto e protezione, o forse il richiamo dell’acqua che gli ricorda il suo Lago Maggiore.
La Sardegna come fede e riconoscenza che lui ripaga facendo sognare e inorgoglire i sardi del mondo… e non solo loro. Subito dalla B alla A nel 1964, grande promessa del calcio italiano. Edmondo Fabbri non lo capisce del tutto, ma lo porta ugualmente ai mondiali d’Inghilterra nel 1966, come premio e come utile esperienza di vita, ma in fondo sarebbe stata meglio un’esperienza di campo!
Quando poi finalmente, dopo la catastrofe mondiale, veste la maglia azzurra non gliela tolgono più…anzi no, due volte si sveste e si sdraia in barella: nel marzo 1967 a Roma contro il Portogallo si infrange su uno scoglio chiamato Americo “il portiere”. Su quello scoglio rimangono tibia e perone sinistro, ma “come può uno scoglio arginare il mare”? Così Riva si riprende e regala agli sportivi italiani quattro anni, dal 1967 al 1970, di splendide avventure e di grandi sogni, oltre a 22 gol in Nazionale in 21 partite. Poi arriva un altro scoglio, o forse meglio, una valanga assassina di nome Hof che in una fredda serata di fine ottobre 1970 a Vienna ,gli porta via tibia e perone questa volta a destra.
Bella e dura la vita del Gigi Calciatore, nato con un solo obiettivo: fare gol, ma non del tutto normali. Gol da ricordare e ce ne sono 156 in serie A in 289 partite, più di 0,50 a partita, con tre titoli di capo cannoniere e tante medaglie. Ancora oggi presente e vivo nella memoria, esempio di campione vero. Gli stadi raccontano, le reti tremano ancora di quelle bordate, di quei tuoni improvvisi… ecco si, lo potremmo chiamare ROMBO DI TUONO,… mi sembra, però, di avere già sentito qualche cosa del genere!
Onorato Arisi
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