Il Master 1000 di Roma avrebbe dovuto lasciare in eredità qualcosa di importante per il tennis italiano che invece si ritrova in debito rispetto. Dal 2021, a conti fatti, gli azzurri sono in netto regresso. In quell’anno Lorenzo Sonego aveva raggiunto la semifinale, prima di arrendersi a Djokovic in tre set; nel 2022, Jannik Sinner si era arrampicato “solo” ai quarti di finale, esattamente come Berrettini, nel 2020. Insomma, l’appuntamento con il Rinascimento del tennis italiano è ancora rimandato. A meno che non si sia trattato di un esercizio di ottimismo esagerato.
La solitudine dei numeri di Jannik
Gli Internazionali lasciano anche un dubbio legittimo su Jannik Sinner. È davvero così forte? La classifica non lascia spazio alle interpretazioni: è nella top ten e, con ogni probabilità, è destinato a restarci per diverso tempo. Tuttavia, fra l’essere competitivo e vincere, c’è un piccolo, ma sempre più profondo, spazio che la classe del tennista non riesce a colmare. Ecco dunque necessario un ribaltamento di prospettiva. Forte, Sinner, lo è. Campione? Dipende dai confronti. E anche in questo caso, ci si affida ai numeri, alle cifre fredde e senza sentimenti: Alcaraz, tanto per non fare nomi, si è portato a casa uno Slam e 4 master 1000 e si è arrampicato in cima al ranking. Fuori portata, anche se soffre spesso e volentieri, Sinner, che lo ha battuto tre volte su sei, ma mai quando contava davvero. Holer Rune, a 20 anni, si è già imposto in un 1000 e, sebbene al limite dell’antipatia, ha una personalità molto più straripante rispetto a Jannik.
Un passo indietro
I numeri del tennista della Val Pusteria, ancora a zero in uno Slam e nei Master 1000, affondano le radici anche in una certa tendenza a compiere un passo indietro quando il gioco si fa duro dal punto di vista psicofisico. Sinner dà il meglio di sé solo quando è al 100% della forma e della condizione fisica. Non riesce, ancora perlomeno, a scavare e a trovare risorse che non siano tecniche. Se il fisico non dà una mano, raramente riesce a invertire la rotta, anche contro avversari, con tutto il rispetto per Cerundolo, alla portata e battibili anche di inerzia. In tre parole, serve di più per quel tanto atteso salto di qualità. Forse la grande vittoria è solo la scintilla che gli manca, il famoso “clic” che accenda un giocatore che non è più da tempo una promessa, ma neanche, ancora, quel campione che il tennis italiano sperava di trovare. Sinner dice che se non vince, impara. La lezione del Foro Italico gli sarà servita?