Il Tour de France entra nel vivo. La tappa odierna presenta il mitico e temutissimo Tourmalet, una delle salite più affascinanti e quanto mai odiate da chi deve scalarlo. Pogacar è quasi all’ultima spiaggia, anche se la Grand Boucle ha abituato a capovolgere pronostici e classifica generale in poche decine di chilometri. Ma come si affronta una tappa del genere? Il tappone pirenaico è sempre motivo di preoccupazione non solo per i ciclisti ma anche per i nutrizionisti, che devono individuare gli alimenti giusti per non appesantire l’atleta né rischiare la crisi di fame. Basti considerare che in una tappa “regina” si arrivano a consumare sino a 7000 calorie.
Le grandi corse a tappe rappresentano il test più duro per i ciclisti che danno fondo a forza e resistenza. Un errore alimentare potrebbe anche costare non solo la vittoria, ma compromettere l’intera corsa. Basti pensare a cosa è accaduto a Chris Froome nel 2013 sull’Alpe d’Huez. Dunque, nulla può essere lasciato al caso, partendo dal presupposto che ogni ciclista, per struttura fisica e caratteristiche, ha esigenze diverse. Chiaramente un passista non si nutre come uno scalatore che, a sua volta, non ha la stessa dieta di uno sprinter. Non a caso gli scalatori sono i ciclisti più chiamati a non sgarrare mai a tavola. Essere più leggeri, specialmente per i ciclisti più alti. La colazione è di fondamentale importanza, anche perché è l’unico pasto consumato prima della tappa. Si mangia tre ore prima dello start e il menu comprende proteine e carboidrati. Insomma, quello che per una persona normale è un pranzo, per un ciclista è la colazione. In caso di tappe particolarmente impegnative, qualcuno mangia anche la pasta. Altrimenti, fette biscottate, toast, pane integrale, formaggio morbido e bresaola. E ancora cereali, uova sottoforma di omelette al formaggio. Possibile anche riso, salmone e tacchino arrosto.
I ciclisti non restano ovviamente a digiuno durante la gara, quando devono consumare alimenti immediatamente assimilabili. Il pranzo vero e proprio non esiste: si mangia in sella, in determinati momenti, quando il gruppo non “tira” particolarmente. Una sorta di pausa pranzo che spesso è caratterizzata da panini da trangugiare in due tre bocconi al massimo, meglio se privi di mollica. Fondamentali anche le barrette energetiche, preferibilmente da non consumare a inizio tappa perché potrebbero generare… soste impreviste. Anche a fine tappa occorre nutrirsi: dopo il traguardo, si deve immediatamente bere e mangiare. La ciotola di riso è immancabile in ogni caravan, ma non si disdegnano mele, fragole, banale e mirtilli, spesso frullati con latte vegetale. Altrimenti succhi di frutta o di carote, sedano, cetriolo, rape rosse, zenzero.
Esaurito lo sforzo della giornata, si va meritatamente a cena: in questo momento della giornata i ciclisti hanno bisogno esclusivamente di proteine, provenienti da carne o pesce. Se la serata precede una tappa in salita, meglio pollo e tacchino. In caso di percorsi in pianura, arriva il momento della carne rossa. Il pesce più gettonato è il salmone. Patate e verdure rappresentano il classico contorno. In alcuni casi è concesso anche il dolce, ma non certo il tiramisù o una crema di panna e cioccolato: una crostata di frutta accompagna il sonno dei più “golosi”.
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