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Tragedia nel ciclismo: arrivano le manette

Un dramma finora senza colpevole ma finalmente è arrivata la svolta: dopo mesi di indagini sono scattate le manette per il presunto colpevole

Impossibile chiamarla tragica fatalità è impossibile, lo avevamo capito fin da subito. Perché se la morte di Gino Maeder al Giro di Svizzera questa settimana è stata provocata da un suo errore fatale, quella di Davide Rebellin a fine novembre no.

L’incidente del campione veronese aveva attinenze incredibili con quello di Michele Scarponi, morto in un sinistro simile il 22 aprile di sei anni fa. Entrambi esperti, entrambi coinvolti in un incidente sulle strade di casa.

Scarponi era stato investito da un furgone nella sua Filottrano, Rebellin invece lungo la strada Regionale 11, a Montebello Vicentino, vicino a dove viveva. Le prime ricostruzioni erano state chiare: un camion, uscendo dallo svincolo nei pressi di un ristorante, aveva colpito e travolto il campione, per il quale non c’è stato nulla da fare.

Una carriera lunghissima, quella di Rebellin. Classe 1971, era passato professionista subito dopo le Olimpiadi di Barcellona ’92 vinte dall’altro azzurro Paolo Casartelli. Prima corsa nel Gp di Camaiore di quell’anno, ultima ad ottobre 2022 al Giro del Veneto, perché a 51 anni aveva deciso di smettere.

Tutti quelli che avevano cominciato con lui, a cominciare da Marco Pantani, per motivi diversi hanno smesso da tempo. Ma il veronese era un uomo diverso. Una carriera leggendaria, con 70 vittorie tra i Profesionisti: tre volte la Freccia Vallone (nel 2004, 2007 e 2009) ma anche la Liegi-Bastogne-Liegi nel 2004, anno d’oro in cui conquistò anche l’Amstel Golden Race.

Nel 2008 a Pechino vinse la medaglia d’argento alle Olimpiadi nella prova in linea, ma a causa di una discussa positività quella medaglia gli è stata tolta. Ci aveva pensato poi un tribubnale italiano, sette anni dopo, ad assolverlo.

Tragedia nel ciclismo, è stato inchiodato da telecamere e testimonianze

Da allora l’inchiesta aperta dalla Procura di Vicenza è andata avanti, ascoltando le testimonianze di chi aveva assistiti all’incidente e visionando le immagini delle telecamere presenti in zona. Ora finalmente la svolta, quella attesa dalla famiglia di Rebellin.

Incidente Rebellin, c’è un colpevole (Ansa Foto) – Olympialab.com

Dopo oltre sei mesi in Germania è stato arrestato Wolfgang Rieke, l’autotrasportatore 62enne che è accusato di aver guidato il mezzo pesante quel giorno. L’uomo attualmente è in stato di fermo nel carcere di Munster, su mandato di arresto europeo richiesto dal gip di Vicenza.

La conferma è arrivata dalla Procura del capoluogo veneto che ha ha anche spiegato i termini dell’ordinanza. Il decesso di Davide “è da imputare esclusivamente a una pluralità di norme comportamentali da parte di Rieke”. L’autotrasportatore si è accorto di averlo colpito, ma non lo ha soccorso e ha poi fatto rientro in Germania.

Rieke è il fratello del proprietario dell’azienda per cui lavora e adesso è accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso. Solo che la legge tedesca non recepisce il reato previsto dall’articolo 589 bis del nostro Codice Penale.

In realtà però l’uomo è pure recidivo. In passato aveva patteggiato al tribunale di Foggia per un episodio analogo, dopo essere fuggito dal luogo di un incidente senza prestare soccorso. Inoltre nel 2004 gli era stata ritirata la patente dalla polizia stradale di Chieti che lo aveva sorpreso a guidare in stato di ebbrezza.

Federico Danesi

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