DOPING & CO. E’ dei giorni scorsi una interessante analisi pubblicata da The Sochi Network, il blog del sito web internazionale di Eurosport, sulla storia dei casi di doping scoppiati nella storia delle Olimpiadi Invernali, argomento di grande attualità all’avvicinarsi della Cerimonia di Apertura di Sochi 2014.
Essendo ormai provato che il numero di positività non sia in grado di definire quanto le gare siano effettivamente pulite ma piuttosto quanto siano efficaci i controlli e quanto più o meno smaliziati gli atleti, va notato come, mentre nella rete siano finiti ai Giochi estivi 128 atleti, solo 14 siano coloro che sono stati colti in flagrante alle Olimpiadi invernali. Le ragioni sono molte: innanzitutto la versione innevata dei Giochi raccoglie intorno ad un terzo dei partecipanti della versione estiva, rapporto che non giustifica peraltro l’enorme differenza. In secondo luogo non tutte le discipline invernali presentano la stessa “predisposizione” a pratiche dopanti, soprattutto in competizione, e terzo aspetto, da non trascurare, il fatto che in specialità di resistenza come lo Sci di Fondo si sia negli ultimi decenni fatto ricorso al doping ematico che solo il passaporto biologico di recente introduzione permette di combattere con efficacia.
Il primo caso di positività nello Sci di Fondo si è registrato nel 1976 quando la sovietica Galina Kulakova utilizzò l’efedrina, uno stimolante, inalata attraverso un decongestionante nasale e perse la sua medaglia di Bronzo nei 5 km dello Sci di Fondo. Ci vollero 26 anni perchè gli esami antidoping trovassero un nuovo positivo anche se nel frattempo a Lillehammer del 1994 si svolse una delle edizioni meno regolari con abnormi valori di emoglobina come le inchieste giudiziarie in Italia e autorevoli fonti all’estero dimostrarono.
Il momento più basso nello Sci di Fondo arrivò a Salt Lake City nel 2002, i primi Giochi dopo la costituzione della WADA, l’Agenzia Mondiale Antidoping: per positività alla Darbepoetina, una forma di EPO recombinante, vennero squalificati il tedesco con passaporto spagnolo Johann Muhlegg e le russe Larissa Lazutina e Olga Danilova, otto medaglie d’Oro e due Argenti in tre in quella edizione. Muhlegg venne trovato positivo dopo l’ultima gara, la 50 km, e solo il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna in un secondo tempo decise di ritirargli anche le medaglie vinte nelle gare precedenti. Larissa Lazutina, fermata per ematocrito alto prima della staffetta, viene poi trovata positiva al termine della 30 km e la medaglia d’Oro va a Gabriella Paruzzi. Sempre nello Utah, furono trovate nelle stanze dei fondisti austriaci Achim Walcher e Marc Meyer siringhe, sacche di sangue, prove di trasfusioni e fu decretata la loro immediata espulsione. Con loro l’allenatore Walter Mayer, la cui presenza intorno alle piste di Torino 2006 fece scattare la richiesta del CIO di una perquisizione e un controllo antidoping a tappeto per fondisti e biathleti austriaci. La polizia italiana sequestrò il 18 febbraio un intero arsenale di prodotti farmaceutici vietati e attrezzature per trasfusioni mentre i controlli a sorpresa condotti su 10 atleti austriaci diedero esito negativo. La vicenda sportiva si concluse con la squalifica a vita da parte del CIO dei biathleti Wolfgang Perner e Wolfgang Rottman e la vicenda giudiziaria alla condanna dei due e dell’allenatore Emile Hoch. Sempre alle Olimpiadi di Torino, la biathleta russa Olga Pyleva, perse l’Argento della 15 km per essere risultata positiva al Phenotropil.
A Vancouver, quattro anni fa, la polacca Kornelia Marek risultò positiva ad EPO recombinante dopo la staffetta femminile di Sci di Fondo e tutti i suoi risultati, compreso il sesto posto in Staffetta, sono stati cancellati.
Nella storia sono quattro gli hockeysti risultati positivi nei tornei a cinque cerchi: il tedesco occidentale Alois Schloder nel 1972 per efedrina, il cecoslovacco Pospisil per codeina nel 1976, il polacco Morawiecki nel 1988 per testosterone e il bielorusso Pankov nel 2002 per Nandrolone.
Nello Sci Alpino, lo scozzese Alain Baxter vinse a sorpresa la medaglia di Bronzo nello Slalom nel 2002 con tanto di parata trionfale nella sua Aviemore su un bus aperto per poi dover restituire la medaglia per essere risultato positivo alle metamfetamine. In grado di dimostrare di aver assunto il prodotto vietato attraverso una confezione di Vicks inalante acquistata negli Stati Uniti dove ha composizione diversa dalla versione lecita britannica subì una squalifica di soli tre mesi.
Ha fatto storia la vicenda del canadese Ross Rebagliati, vincitore della medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Nagano nello Snowboard, che venne dapprima squalificato per un metabolite della marijuana e poi riabilitato per l’assenza della stessa dalla lista delle sostanze vietate.