ATLETICA. Sui letti, sui divani della notte italiana passata alla tv, gli occhi da stropicciare davanti all’impresa delle imprese saranno stati molti. A Rio de Janeiro, infatti, è successa una cosa che viene da un altro pianeta, da un’altra dimensione. Ci ha pensato Wayde Van Niekerk a ridurre la leggenda di Usain Bolt al ruolo di un romanzetto da quattro soldi. L’atleta del Sudafrica ha stravinto i 400 metri, considerati da tutti la gara più difficile tra quelle di corsa perché il punto di congiunzione tra la necessità di essere veloci e quella di essere resistenti, con un record del mondo marziano, strappato a un signore della storia olimpica come Michael Johnson (Siviglia 1999). Già, il 43″03 siglato dal filante uomo sudafricano, contro il 43″18 dell’altro marziano Johnson, ha presentato a tutti il vero esemplare dell’evoluzione dell’uomo che corre. Impressionante il confronto dei parziali:
100m 10.7 / 11.10
200m 20.5 / 21.22
300m 31.0 / 31.66
400m 43.03 / 43.18
Van Niekerk, prima colonna, ha corso quattro volte i cento con tempi attorno ai 10″70 per umiliare il rivale del tempo, il cui record resisteva da un ventennio. Ha corso filante, lanciato, pulito e in grado di accelerare all’uscita dalla curva dei 300 quando gli avversari (James argento e Merrit bronzo) tentavano di andare a riprenderlo. Li ha letteralmente annichiliti, devastati, poi ha iniziato a vagare stranito per la pista, mentre gli altri si riprendevano dallo choc di aver visto un uomo fare i 400 metri a 33 km/h di media. “Ho lasciato tutto nelle mani di dio”, ha commentato Wayde dopo la gara, correndo poi ad abbracciare la sua allenatrice. Nota a margine: nei 100 ha un personale sotto i 10″, nei 200 sotto i 20″. E’ l’unico uomo della storia dell’atletica che vanta questi tempi. Il segreto? Proprio l’allenatrice. Si chiama Ans Botha, ha 74 anni ed è… sua nonna. “Rubo con gli occhi le tecniche di allenamento a tutti e, se funzionano, le provo con Wayde”. Questo il suo mantra che pare funzioni. E nel cuore c’è anche l’Italia visto che Van Niekerk si allena a Gemona del Friuli per buona parte dell’anno. “In Sudafrica sono famoso e sento pressioni, mentre lì posso concentrarmi sugli allenamenti e la comunità mi ha accolto benissimo”.