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Ventisette anni fa,   Mei trionfa a Stoccarda

STORIE. Era il 26 agosto 1986, ai Campionati Europei di Stoccarda, lo spezzino ventitreenne Stefano Mei vinse la medaglia d’Oro nella finale dei 10.000 metri sigillando un podio tutto italiano dove salirono anche Alberto Cova e Salvatore Antibo. Qualche anno dopo si seppe che Mei in terra di Germania vinse contro tutto e contro tutti. La sua iscrizione nei 10.000 metri, si seppe, fu a lungo avversata all’interno della squadra azzurra. Per dirla con le parole di Sandro Donati nel suo libro Campioni senza Valore “Cova sostenne che si sentiva più sicuro con un fidato scudiero accanto piuttosto che con un avversario acerrimo come Mei. Su”Il Giornale” Oscar Eleni descrisse me (Sandro Donati) e Leporati come gli alienati dell’atletica che mandavano Mei allo sbaraglio sui 10000 metri, per contrapporlo ad Albertino Cova, con il rischio che l’atleta spezzino, per la fatica, fallisse anche i 5000 metri. La richiesta di Cova, per la verità stravagante, era stata bocciata dal C.T Enzo Rossi”.

Il finale è descritto nelle cronache dell’epoca (La Stampa, 27 agosto 1986): “A due giri dall’arrivo si è avuto il senso di come si concludeva la gara: attacco deciso di Salvatore Antibo, Cova che lo segue e nella sua scia Mei con il portoghese Castro. Per gli altri la gara è finita in quel momento. Poi la campana, l’attacco di Mei e la risposta di Cova, ancora un paio di ritmo e la resa, a 50 metri dal traguardo del pluricampione comasco al più giovane avversario”. E poi le gelide strette di mano, l’ambiente era rotto e un paio di giorni dopo l’allenatore di Mei, Leporati, disse come stavano le cose molto chiaramente ad Emanuela Audisio ma per molto, troppo tempo, nessuno diede peso a quelle parole. “Ognuno l’ atletica la vede a suo modo e io non ho mai nascosto di vederla in maniera differente da chi segue a livello tecnico Cova e Antibo. Per questo dico che hanno vinto in tre e non l’ Italia. La prova? Eccola: io con gli altri due allenatori non parlo, sì insomma nessuno di noi si scambia notizie, programmi, informazioni. Lavoriamo per scelta gli uni all’ insaputa degli altri. Tra l’altro a Rondelli e Polizzi che seguono Cova e Antibo non avrei proprio nulla da dire, non devo essere il solo, anche loro evidentemente la pensano come me. Va bene, allora siamo chiari fino in fondo: Mei è uno pulito, uno che ha avuto ed ha dei mezzi fisici eccezionali, io gliel’ho detto subito: tu puoi arrivare in alto con le tue gambe, e sì anche un po’ con la tua testa, ma non hai bisogno di nessun altro tipo di aiuto. E Mei mi ha dato ascolto. Ma ad un certo punto prima delle Olimpiadi di Los Angeles ci siamo trovati entrambi in difficoltà per questa nostra posizione. Ho ricevuto pressioni, forti pressioni, per sottoporre Mei a certe pratiche strane, pratiche che molti consideravano all’epoca vincenti. E il nostro no a quei sistemi, a quel tipo di aiuto farmacologico, è stato così chiaro e così forte che per ripicca qualcuno ha cercato di escludere Mei dalle Olimpiadi e ci stava quasi riuscendo. Un atto veramente assurdo”.

E oggi più che mai c’è bisogno di ricordare il successo di un ragazzo, uomo ora, che per integrità morale deve essere il modello per generazioni di giovani sportivi.

 

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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